Chiesa di san Matteo
apostolo
Cenni storici.
La chiesa madre di Montenero, posta sulla sommità della collina, ha origini molto antiche
e documenti storici comprovano la sua esistenza già dal XI secolo. A edificarla la prima
volta, infatti, pare siano stati i normanni. E intitolata a san Matteo apostolo e
solo nel 1695 ci fu laggiunta dellaltro patrono cittadino, san Zenone martire.
La chiesa ha resistito, seppur danneggiata, al disastroso terremoto del 1456 ed è stata
più volte ristrutturata nel corso dei secoli.
E' durata fino al 1937-1938, quando fu demolita e si iniziò la sua ricostruzione, che
subì uninterruzione nel periodo bellico. Bisognò aspettare il 1960 per vederla
completata. Il campanile, invece, arrivò un anno dopo. Con la vecchia chiesa andò
perduto un patrimonio storico e religioso. Ancora oggi la si rimpiange e ci si chiede se
poteva essere salvata con le tecniche odierne.
Più avanti sono riportate testimonianze scritte dello storico Emilio Paterno che, oltre a
descrivere la chiesa che fu, spiega le condizioni in cui versava prima che fosse demolita.
Tornando invece ai nostri giorni, linterno della chiesa è stato ristrutturato da capo a piedi
nel 1991. E si tratta di ciò che è visibile oggi, secondo lo stile voluto dal parroco
don Claudio D'Ascenzo. Al sacerdote, al di là dei gusti e delle opinioni che si possono
avere sulla singola opera, va il merito di aver ristrutturato tutte le chiese. Non ce n'è
una, a Montenero, che appaia trascurata o fatiscente.
Una chiesa ed
una cappella che non ci sono più
La chiesa di san Giovanni era antica almeno quanto quella di san Matteo e sorgeva proprio
accanto a questa. Fu abbattuta anch'essa negli anni Trenta ed al suo posto fu costruita la
casa parrocchiale.
La cappella di sant'Antonio sorgeva nei pressi dell'attuale distributore Q8, quasi alla
fine di via Argentieri. Fu abbattuta quando vi fu costruita la stazione di rifornimento
(anni Sessanta-Settanta), ma già da decenni era abbandonata e usata per scopi diversi da
quelli religiosi, ad esempio bottega di falegname. R.d'A.
Descrizione
della vecchia chiesa di san Matteo (stralci dalla rivista Luci molisane, diretta da
E.A. Paterno)
"Essa fu rifatta ed ampliata a riprese. Aveva un atrio fin dal 1455 quando vi si
tenne pubblico parlamento, ricordato in una pergamena di quel tempo. La navata di mezzo
formava in origine la chiesa; vi furono aggiunte le due navate laterali posteriormente, e
tutte e tre erano coperte a tetto.
Le cupole vi furono aggiunte molto dopo, ed infine la fabbrica dov'è il coro; il quale
sito serviva da cimitero fuori la chiesa; vi si fecero le volte a fabbrica, altare di
marmo in fondo, e quello del sacramento a destra, sormontati entrambi da cupole. L'organo
porta la data del 1470 e l'altare quella del 1700".
I restauri del
1740-1787
"L'altare maggiore di marmo e porfido con sculture e bassorilievi e fregi di squisita
fattura, ond'è un vero capolavoro del genere: la fabbrica del coro, dietro di esso a
semicerchio, con all'ingresso dei due lati, le statue a scagliola, a tutto rilievo,
artisticamente scolpite, dei ss. patroni s. Matteo e s. Zenone (...); i dipinti a fresco
dei quattro evangelisti nella volta della navata di mezzo e del sacrifizio d'Isacco nella
parete esterna della cupola (...); il grandioso organo, a più registri ed orchestra
completa e con fregi e dorature bellissime; la statua d'argento di s. Matteo (...); il
campanile accresciuto d'altezza col finimento a cono e delle quattro colonnelle della
stessa foggia agli angoli della base del cono (...) sono tutte opere di gran costo e
pregio eseguite dal 1740 in circa sino al 1787".
I restauri del
1860
"si fecero la volta del coro, le invetriate di quasi tutti i finestroni,
l'imbianchimento di tutte e tre le navi (...), la demolizione dell'atrio, convertito in un
loggiato con ringhiera di ferro (...); due altari nuovi, quello di s. Filomena (...) e
quello della Vergine dei miracoli (...). L'altare di s. Zenone pure si rifece (...); ed
una nicchia fu aperta anche sull'altare della Concezione per la statua fatta nel
1857".
Il cedimento e
l'avvio delle pratiche di ricostruzione
"La monumentale nostra chiesa si trova ora in condizioni statiche tutt'altro che
rassicuranti; minaccia rovina. La si è soltanto puntellata, e si è abbattuta la
meravigliosa cupola per soverchio peso agli archi ed alle colonne.
La guerra, benché avesse risvegliato il sentimento religioso, non poteva concedere ai
pochi rimasti qui né il tempo, né la calma, né i mezzi necessari alla ricostruzione
della chiesa. Cessato il conflitto, un nuovo flagello imperversava sulla Nazione* e si
rifletteva anche sulle coscienze del nostro paese, allontanandole dal sentimento di
religione e di rispetto degli avi che, attraverso sacrifici, ci avevano lasciato un
monumento degno di attenzione. Ma, il Duce riportò l'ordine negli uomini e nelle cose
(...). Il nostro tempio fu trascurato.
Solo nel 1924 per iniziativa del sindaco dott. Priori Arsenio sorse a Montenero un gruppo
di volenterosi che, interpretando i sentimenti di tutto il popolo, prendeva la direzione
per iniziare le pratiche e raccogliere le offerte dei cittadini. Il dott. Priori
interessò enti pubblici, religiosi e privati, e lanciò l'appello ai cittadini tutti e
specialmente a quelli residenti in America (...).
Note:
* E' molto probabile che il riferimento sia ai disordini ed al caos politico-economico che
investirono l'Italia dopo la Prima guerra mondiale. Per quanto riguarda l'atteggiamento
filo-fascista della rivista, lo stesso Paterno spiegherà nel secondo dopoguerra tale
posizione. Non c'era scelta, questa la sua tesi, e non assecondare il Regime avrebbe
significato rinunciare a qualunque tipo di pubblicazione. Il fatto che dopo la liberazione
di Montenero (1943) il Paterno non solo non sia stato perseguito, bensì nominato
commissario civile (sindaco pro tempore) dai militari britannici, conferma il suo
distacco dal fascismo. Se proprio si vuole affibbiare un'etichetta politica allo storico,
questa è quella di liberale, come confermerà il suo pensiero anche negli ultimi anni di
vita.
Bibliografia
e fonti:
- Storia di Montenero di Bisaccia - Emilio Ambrogio Paterno, 1969
- Luci molisane - E.A. Paterno, primi anni Trenta (nelle fotocopie pervenuteci non è
riportata la data)
- Testimonianze raccolte direttamente dagli anziani |