Nel 1923, durante il periodo fascista, per conseguire la patente di guida bisognava recarsi a Napoli dove vi erano gli ispettori incaricati di esaminare i candidati. Ovviamente, sia per questioni economiche che di tempo, era molto difficile che cittadini di Montenero si recassero fin li. Fu così che la signora Di Vaira, amica di famiglia di Mussolini, chiese che gli ingegneri potessero essere ospitati nella villa di famiglia per facilitare i candidati locali. Di Montenero si presentarono Pasqualino Sabatini, Enrico Sabatini e Giuseppe Di Cintio. Giuseppe Di Cintio fu uno dei primi a conseguire la patente a Montenero di Bisaccia. Dopo essere stato abilitato alla guida iniziò a guidare una Lancia Artena (vedi foto a lato).

Il primo istruttore di autoscuola a Montenero di Bisaccia

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Dante Di Cintio primo istruttore
di autoscuola a Montenero.
(contiene simpatici aneddoti)

Dante Di Cintio inizia a svolgere il ruolo di insegnante di autoscuola presso un centro di Vasto. Lo fa soprattutto per poter stare vicino ad una ragazza di Vasto che conobbe in quel periodo e che in seguito diventò sua moglie. All'inizio non era abilitato ne a poter insegnare la teoria ne ad imporre lezioni di guida. La sua prima paga è di 43.500 lire che poi, viste le sue ottime doti istruttorie, il titolare decide di aumentarla a 70.000 lire anche se non gli verrà mai conferita. Lascia questa autoscuola e entra ad insegnare in un'altra a Termoli il cui titolare era Trentino. Poi entra in società con Corradi al posto di Trentino. Inizialmente la sede centrale era Termoli e Montenero ne era una sezione. Il primo corso di scuolaguida a Montenero viene effettuato nei locali in cui oggi c'è l'Harry's Bar. L'anno successivo l'autoscuola si sposta in via Frentana e dopo alcuni anni in via Argentieri. Qui nel 1972 l'autoscuola diventa indipendente. Negli ultimi anni Dante acquista un locale e si sposta in Viale Europa dove rimane fino a quando non va in pensione. Dante Di Cintio rappresenta la patente di guida a Montenero di Bisaccia. Nei primi anni i suoi alunni erano anche gente di campagna, persone analfabete, ma con grande voglia di imparare che spesso l'unico italiano che riuscivano a parlare era quello del codice della strada. Nella sua autoscuola intere generazioni hanno seguito corsi di educazione stradale caratterizzati da una altissima professionalità ed un elegante-ironico modo di insegnare.  Alla fine dei corsi, quando si stava per fare l'esame, tutti erano combattuti da un alterno senso di gioia e amarezza. Gioia di entrare a far parte del mondo degli automobilisti e amarezza di non seguire più quelle lezioni.

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