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Il Terremoto: la Paura e la Speranza. PDF Stampa E-mail
Scritto da Anna Di Gregorio   
Lunedì 07 Settembre 2009 09:02

Sono stata nuovamente a L’Aquila con la protezione civile… Esperienza veramente unica… Questa volta ho provato, ogni volta che mi fosse possibile, provare ad immaginare ciò che avessero provato le persone che erano nel campo…Il terremoto genera paura perché annienta, in un istante, il concetto della Natura amica e della nostra sintonia con essa. Il terremoto genera paura  perché viene a mancare, in un attimo, la certezza e l’abitudine del nostro rifugio,  del nostro antro primordiale,  perché sentiamo la casa,  come  una trappola mortale dalla quale desideriamo fuggire. Ma fuggire dove? Siamo costretti a lasciare quello che era certezza, fino ad un secondo prima, per fuggire nella incertezza più assoluta. Il terremoto è  angoscia,  totale incertezza per il nostro futuro,  per quello che accadrà domani. Il terremoto è angoscia per un qualcosa  che non riusciamo e non riusciremo a dominare. Il terremoto è angoscia per la nostra vita, per quella dei nostri cari, per la paura di perderci per sempre e di perderli…. Col terremoto siamo esseri spauriti,  uccelli senza piume  che non sanno e non possono volare.

Terremoto è la dissoluzione di un tessuto sociale, di una comunanza di idee,  di tradizioni e di persone  che devono allontanarsi .... Si fanno associazioni strane dapprima inconscie  e poi ragionate, in un ragionamento che sragiona, con la temperatura,  col cielo, col suo colore,  con l’abbaiare dei cani,  col fissare un punto immaginario, del muso dei gatti, coi strani silenzi  e resti li in attesa di un evento, che potrebbe toglierti  anche quelle poche certezze che ti sono rimaste, gli oggetti che hai recuperato dalla tua casa, il vestito che hai addosso…. Terremoto è un rumore sotterraneo,  un boato cupo borbottante,  e poi un moto sussultorio ed ondulatorio della terra,  fenditure che si aprono intorno a te,  crepe alle pareti, mancanza di luce,  buio assoluto dentro e fuori,  armadi che come mostri si piegano verso di te,  tegole che volano come uccelli,  fumo e polvere,  dall’odore acre e pungente,  che ti avvolge tutto  e che trasforma cose e persone, facendoli divenire fantasmi  o maschere bianche del carnevale. Quando ritorna la luce  intorno a te tutto è cambiato, hai perso i punti di riferimento, non sai dove e come andare,  non sai neppure se vuoi andare in qualche luogo. Terremoto è anche la  paura di ricordare, il desiderio di dimenticare eventi come se mai fossero accaduti, rimuovendoli dalla nostra coscienza. Forse conviene accettare quel dolore e quell’angoscia, accettarla subito,  nella immediatezza del fatto, per poi superarla dopo,  piuttosto che sopirla dentro. Le persone tendono a superare gli eventi proiettandosi in un qualche modo in avanti,  in una speranza che non cessa mai di esistere….Ma l’angoscia dei fatti resta dentro e paradossalmente emerge  quando si è superata l’emergenza. Il nostro inconscio è come un contenitore  che noi vorremmo contenesse eventi all’infinito  e, invece, quando raggiunge il suo colmo, tracima, in maniera inarrestabile. A volte nascondiamo  il nostro dolore a noi stessi e agli altri in una dignità estrema  che l’essere umano possiede ma che lo lascia solo con la sua angoscia interiore, anche se LA SPERANZA NON CESSA MAI DI ESISTERE…   

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