Reportage: Don Modesto Gugole |
Scritto da Nicola Borgia | |
Martedì 15 Settembre 2009 20:38 | |
Circa un anno fa, a seguito di un articolo inviato su questo sito da Dante Di Cintio, fui contattato da Rosa Gugole, pronipote del sacerdote Don Modesto. Mi chiese subito se avevamo a disposizione altre foto riguardanti lo zio e mi attivai insieme a Antonio Assogna per mantenere la promessa. La signora Gugole mi spiegò che non era mai riuscita a trovare notizie relative a Don Modesto e la cosa mi sembrò strano. In seguito ci accorgemmo che in tutte le volte che il sacerdote era stato menzionato ricorreva un errore. Infatti, fu lo storico montenerese Ambrogio Paterno ad iniziare scrivendo nel suo libro "Storia di Montenero di Bisaccia" il nome errato del sacerdote Don Modesto D'Ugola. Di seguito tutti continuarono ad usare il cognome sbagliato indicando come fonte Paterno. Ma Paterno si sbagliava. Furono in molti a chiamarmi dopo l'articolo di Dante Di Cintio avvisandomi che stavamo sbagliando e che il vero cognome di Don Modesto era D'Ugola e vane furono le speranze di convincerli che fosse Gugole. Allora mi attivai, insieme a Dante, per avere qualcosa di concreto con cui documentare le nostre tesi. Oggi grazie al lavoro di Rosa Gugole è possibile fare chiarezza sul vero cognome di Don Modesto ed è possibile dare altri documenti storici che ricompongono un pezzo di storia del nostro paese. Gugole Giocondo, Modesto, Maria è nato a Selva Di Progno il 24/03/1881 è morto il 24/02/1974. Tratto dal libro "Storia di Montenero di Bisaccia" di Emilio Ambrogio Paterno Don Modesto D' Ugola — originario del Trentino e da più anni residente a Montenero — in questi duri frangenti, si mise subito a disposizione della popolazione e del Comando Tedesco e con la sua conoscenza della lingua tedesca e il suo saper fare riuscì a rendere buoni servizi alle due parti. Non indietreggiava mai di fronte alle minacce dei tedeschi, ma li affrontava apertamente, con fierezza e dignità, per opporsi alle loro richieste insensate. La sua opera assistenziale fu mirabile. Con grande zelo cercò di aiutare Enti, di alleviare le sofferenze della popolazione, la quale veniva rincuorata, risollevata e portata ad avere fiducia nell'avvenire. Era sempre il primo ad accorrere sui luoghi colpiti dai bombardamenti che purtroppo si ripetevano con preoccupante frequenza. Egli sfidava tutti i pericoli per portare il suo aiuto e la sua parola confortatrice tra la gente duramente fiaccata. Il suo comportamento in quelle circostanze fu tale da guadagnargli la fiducia e la stima anche dei nemici. I risultati della sua opera furono notevoli. Tra l'altro; ottenne la liberazione di un padre di famiglia, certo Filiberto X, di Villafontana (Bari), che aveva la moglie e due bambini ammalati. Gli ostaggi numerosi sotto stretta vigilanza, nella casa di Michele Benedetto in Via Argentieri, furono pure liberati in seguito alle sue insistenti raccomandazioni e preghiere; in località tra le mezzadrie Gualà ed Ottavianone, riuscì a liberare una povera giovane diciottenne, Maria X, dei confini di Mafalda, che era stata rapita nei campi da quattro soldati e condotta in un pagliaio in uno stato miserando e completamente denudata (più tardi la poverina è morta); il 2 novembre portava gli ultimi conforti religiosi ad una vecchia malata, certa Spiazzini, passando il fronte tra il vivo fuoco dei combattenti. Questo pio Sacerdote merita la riconoscenza di tutta la cittadinanza. Ricordare per provvedere. Ecco un reportage fotografico con documenti inediti relativi al sacerdote Don Modesto Gugole
Leggi anche l'articolo di Dante Di Cintio con altre foto di Don Modesto Gugole
|
Commenti
E' richiesta, la mia, attinente alla "MISSION" di BorgiaWeb?
Confesso che la curiosità nasce per il fatto che in Emilia le campagne sono disseminate di cippi, croci, targhe, fotografie e bandierine tricolori che quasi in ogni comune ricordano fatti accaduti durante la guerra. Qui è nato Mussolini, ci sono stati ras e squadre con manganello e olio di ricino, la resistenza e la resa dei conti del dopoguerra, le giunte rosse... (NON STO FORMULANDO GIUDIZI POLITICI: riepilogo il corso degli eventi): sembra che la guerra sia passata solo qui, che insomma l'epopea della repressione e della liberazione abbia qui il suo Olimpo degli eroi. Saputo, invece, che per lunghi mesi il fronte è rimasto fermo nelle ns. campagne, per puro spirito di campanile... "giallo", ho pensato che se non ci sono stati partigiani e brigate nere, ci sono state però persone che sono state anche qui toccate dalla guerra. E che ricordano.
Quanto alla ricostruzione degli eventi bellici in zona, va precisato che a Montenero i tedeschi rimasero pochissimo tempo, nell'ordine di qualche settimana. Decisero infatti di attestarsi oltre il fiume per respingere gli attacchi dell'VIII Armata di Montgomery (specie dopo lo sbarco a Termoli che hai ricordato). Già a San Salvo andò diversamente, perché i militari della Wermacht vi restarono di più e costrinsero i civili a scavare fosse, trasportare materiali ecc. Salendo ancora un po' arriviamo alla famosa linea Gustav (il fiume Sangro), dove il fronte si fermò per molti mesi. Non sorprende, perciò, che da quel punto in poi si siano maggiormente osservate le attività dei partigiani.
A Montenero, in parole povere, fummo fortunati proprio perché i tedeschi andarono via subito e furono limitate le loro note e atroci azioni (comunque non toccavano le donne, a meno che non fossero consenzienti). A Tavenna, comunque, furono assassinate delle persone per rappresaglia e sarebbe il caso di approfondire questo fatto storico.
Ovvio che il breve permanere della guerra nelle ns. zone, rispetto ad altre zone d'Italia, abbia comportato la produzione di pochi documenti e ricordi, però trovo interessante scavare e sperare che da qualche cassetto emerga una traccia.
Per es. mi piacerebbe sapere cosa è successo, come è stato vissuto quel 25 luglio del 1943 e il successivo 8 settembre. Giubilo e resa dei conti?
L'8 settembre, con ogni probabilità, è stato vissuto come altrove. Si aspettava solo che la guerra finisse, la popolarità di Benito era ormai un ricordo e qui, come abbiamo detto, gli alleati arrivarono presto. E, mi permetto di dire, grazie a questo avvenimento ci siamo risparmiati la Resistenza, che oltre a essere nobile, altrove ha fatto molti macelli (letteralmente).
Mi permetto di suggerire un primo sentiero di ricerca e documentazione fotografica.
E la cosa non deve sembrare "propaganda politica", ma solo documentazione.
Per es. mi ha sempre colpito (e ora mi pento di non aver mai fotografato) trovare sui muri della piazza a Tavenna e ancor più a Palata (ma oggi non so se ci sono ancora: fino a 4 o 5 anni fa c'erano) quei motti e parole d'ordine che il regime fascista (in assenza della tv) faceva scrivere per
"inculcare". Mi colpivano perchè al Nord tracce del genere non se ne trovano.
Non sarebbe male documentare quelle scritte.
Un'altra curiosità: dov'era a Montenero la casa del Fascio? E chi ricopriva le cariche pubbliche in quegli anni? Crollato il regime, hanno subito rappresaglie?
E chi erano i "rossi"? Oppure è stato tutto un "volemose bene" sotto lo scudo della DC?
Se l'Emilia Romagna è stata terra di grandi proprietà terriere e masse di braccianti (che infatti poi, col boom economico, emigrarono oltre il Po), oltre alla piccola proprietà terriera nel Basso Molise, vi erano latifondi e "masse" di braccianti? La realtà di Fontamara di Silone (la piana del Fucino) fotografa anche il Basso Molise dei primi 40 anni del Novecento, o i latifondi di quella parte dell'Abruzzo sono stati tutt'altra cosa?
Secondo me gli anziani, con i ricordi della vita quotidiana, possono fornire preziose indicazioni per ricostruire quegli anni e quell'economia.
Per es. della fucilazione avvenuta a Tavenna non sappiamo i motivi, la data, i nomi delle vittime. Nulla. O almeno, io ne ho sentito parlare, ma senza elementi precisi.
Ebbene, altrove un fatto del genere avrebbe avuto la sua targa commemorativa: forse anche senza le rivendicazioni degli schieramenti, ma solo come monito universale contro la violenza.
E magari un regista in vacanza o George Clooney ne avrebbero fatto un film.
Intendo dire quindi che la nostra memoria dei luoghi e delle persone e degli avvenimenti è un peccato che non sia coltivata. E questo non significa sbandierarla o con essa annoiare il prossimo.
E vogliamo parlare dei combattimenti tra Petacciato e Termoli? Per la durezza e la durata dello scontro e per i reparti e i generali presenti (16° divisione panzer: veterani di Stalingrado. 1° divisione paracadutisti: i conquistatori di Creta - e Creta è un'operazione tutt'ora oggetto di studio nei manuali militari. Montgomery e l'8° Armata: i vincitori di El Alamein), per una cosa del genere... i Francesi ci fanno un mausoleo con la premier dame CARLA BRUNI a staccare i biglietti all'ingresso!
A Montenero non ci sono stati scontri feroci nel periodo fascista e tanto meno rappresaglie rosse a fine conflitto (per fortuna aggiungo). Mi pare che la casa del fascio non ci fosse, soprattutto in seguito alla sommossa del 1931 (fatto puntualmente strumentalizzat o molti anni dopo da un nostro politico di sinistra. In realtà la politica nel 31 non c'entrava, ma tant'è...).
Concludendo, qui non ci sono problemi di memoria da condividere... qui il problema è che i fatti non sono stati descritti e catalogati dagli intellettuali, ripeto. E questo causa non poche difficoltà.
http://www.monteneronline.it/storia/pillole/pillole11.htm
Con il mitico e micidiale Carcano mod. 91 i militari fecero fuori tre persone (a quanto pare in maniera accidentale)